Gli esperti dimostrano che la carne di selvaggina ha un profilo nutrizionale più sano rispetto alle altre carni

La carne di selvaggina accompagna la storia dell’uomo sin dai primi registri alimentari. In Italia è da sempre parte della tradizione rurale e venatoria, soprattutto in regioni come Toscana, Umbria, Trentino-Alto Adige, Piemonte ed Emilia-Romagna. Pappardelle al cinghiale, spezzatini di capriolo, salmì di lepre o arrosti di fagiano sono piatti che raccontano una cultura gastronomica profondamente legata alla natura. Oggi, oltre alla cucina tradizionale, la selvaggina torna protagonista anche nell’alta cucina, con carpacci, tataki o hamburger gourmet di cervo e cinghiale.

Perché la carne di selvaggina è considerata più sana?

Rispetto alle carni da allevamento intensivo, la selvaggina presenta un profilo nutrizionale più leggero: meno calorie, meno grassi e una maggiore concentrazione di proteine di alta qualità. Il lombo di cervo, ad esempio, contiene meno di 100 kcal per 100 grammi, con appena 1 grammo di grassi. Si tratta di una carne ricca di proteine (20-26 g/100 g) con tutti gli amminoacidi essenziali, quindi completa dal punto di vista nutrizionale.

Un altro punto di forza è il profilo lipidico: più acidi grassi polinsaturi, soprattutto omega-3, in rapporto favorevole rispetto ai saturi, con benefici legati alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.

La selvaggina è anche una fonte importante di ferro eme, facilmente assimilabile, zinco, fosforo e potassio, oltre che di vitamine del gruppo B (B2, B3, B12), essenziali per il metabolismo e il sistema nervoso.

Sostenibilità e gestione del territorio

Il consumo di carne di selvaggina regolamentata ha un impatto ambientale inferiore rispetto agli allevamenti intensivi: non richiede mangimi industriali, non genera grandi emissioni di gas serra e contribuisce a mantenere l’equilibrio degli ecosistemi rurali.

In Italia, l’attività venatoria è strettamente controllata: questo non solo garantisce la sicurezza alimentare attraverso la tracciabilità e i controlli sanitari, ma aiuta anche a regolare la sovrappopolazione di alcune specie, come il cinghiale, che può causare danni agricoli e squilibri ambientali.

Sicurezza e consumo in Italia

Il profilo nutrizionale può variare a seconda della specie e della stagione, ma i controlli veterinari e le regole italiane sulla macellazione assicurano un prodotto sicuro. È importante comunque maneggiare e cucinare correttamente la selvaggina, per evitare rischi legati a parassiti o contaminazioni.

Il consumo nelle famiglie italiane non è ancora diffusissimo, ma cresce l’interesse: dalle tavole delle campagne alle cucine dei ristoranti gourmet, la selvaggina sta vivendo una nuova stagione. Non più solo tradizione, ma anche un’alternativa salutare e sostenibile alle carni da allevamento.